PERLA

Quella naturale è ormai rarissima: l’uomo, però,

ha scoperto un modo per ‘coltivarla’.

Plinio il Vecchio chiama perna un mollusco perlifero del Ponto Eusino (l’attuale Mar Nero). All’odierna denominazione, però, si è forse giunti dal latino medievale piruia o peruia, indicante le perle ‘barocche’, cioè quelle non sferiche. Ma le perle probabilmente furono scoperte dall’uomo già durante le quotidiane ricerche di cibo lungo le coste marine, fluviali o lacustri. Le prime documentazioni risalgono a oltre 2000 anni a.C. e il più antico oggetto èuna collana a tre fili di 216 perle, ritrovata negli scavi di Susa e oggi custodita al Louvre di Parigi. Dai Romani che la chiamavano margarita la perla veniva considerata un simbolo dell’amore ed era dedicata a Venere; esisteva anche una ‘corporazione dei margaritari’, cioè dei commercianti di perle, che esercitavano la loro attività lungo la Via Sacra. Lo stesso Plinio, inoltre, riporta la leggenda secondo cui le perle sarebbero derivate da molluschi fecondati da raggi di luna: perciò furono associate a tutte le simbologie legate alla fecondità, all’amore e, più in generale, alla donna. In ogni epoca storica, comunque, le perle hanno avuto enorme importanza: purtroppo il loro impiego indiscriminato ha portato alla quasi totale estinzione delle colonie di molluschi perliferi.

Le caratteristiche

La perla non è che una concrezione naturale di carbonato di calcio e di conchiolina formatasi all’interno di un mollusco che, per difendersi da un elemento estraneo introdottosi accidentalmente nel proprio tessuto vivente, lo avvolge lentamente e a strati. La composizione media di una perla è data da circa il 90% di aragonite (forma rombica del carbonato di calcio) e dal 4-6% di conchiolina (un carboidrato affine alla chitina), mentre il resto è acqua con piccole percentuali di altri elementi chimici. L’aragonite della perla, così come quella della madreperla, è costituita da sottili strati che sono la causa principale della sua tipica lucentezza, detta ‘oriente’, dovuta a fenomeni di riflessione, rifrazione e diffrazione della luce. Se l’elemento estraneo attorno al quale si deposita lo strato perlaceo (o ‘perlagione’) è stato introdotto dall’uomo, si ha la perla coltivata; la nascita e lo sviluppo della coltivazione delle perle dal 1920 su scala industriale si devono al giapponese Kokichi Mikimoto e tale prodotto ha sostituito ormai da decenni quello naturale, oggigiorno praticamente introvabile; questa operazione commerciale, inoltre, si è rivelata provvidenziale anche dal punto di vista ecologico, permettendo la salvaguardia di interi banchi di molluschi perliferi. La densità delle perle varia da 2,6 a 2,7 in quelle naturali, da 2,71 a 2,75 nelle coltivate; la durezza di entrambe è compresa tra 2,5 e 3,5. La loro colorazione, infine, può essere bianca, grigia, rosa, paglierina o addirittura nera.

Naturale, coltivata o imitata?

Riconoscere una perla naturale da una coltivata o da un’imitazione, a meno che non sia dawero grossolana, non è certo facile: occorre pertanto rivolgersi a un laboratorio gemmologico. Qui, per esaminare la struttura interna, ci si avvarrà perlopiù di metodi radiografici simili a quelli usati dai dentisti o nelle schermografie. Nella perla naturale il nucleo (cioè la causa irritante che ha determinato la formazione della concrezione) è molto piccolo e la perlagione costituisce più del 90% della sostanza. Nella perla coltivata, invece, il nucleo di madreperla è assai più esteso rispetto allo strato di perlagione, che raramente supera il mezzo millimetro. Nelle perle coltivate di molluschi d’acqua dolce, infine, il nucleo manca, ma al suo posto c’è una grande cavità che, insieme ad altre caratteristiche, permette comunque una diagnosi certa.

Origine e provenienza

Le perle possono formarsi sia nei molluschi marini sia in quelli d’acqua dolce: di conseguenza vi sono anche perle coltivate ottenute dagli uni e dagli altri. I molluschi marini tipicamente perliferi, le cosiddette ‘ostriche’, sono i lamellibranchi del genere Pinctada (o Pteria), come la Pinctada martensi (utilizzata in Giappone per le perle coltivate), o la Pinctada maxima (impiegata in Australia e in Polinesia); nei più ricchi mari dello Shi Lanka, del Golfo Persico e del Venezuela prolifera invece la Pinctada radiata. Saltuariamente si possono formare perle anche nei lamellibranchi Pinna nobiis e in alcune specie del genere Haliotis; tra i gasteropodi, inoltre, è molto apprezzata la perla rosa di Strombus glgas, caratterizzata da una superficie delicatamente screziata. Nel gergo commerciale si chiamano ‘perle di fiume quelle coltivate in molluschi di acqua dolce, soprattutto in quelli di lago, sebbene essi siano raramente perliferi. I più idonei a produrre perle coltivate, comunque, sono i lamellibranchi Hyriopsis sch legeli e Cristaria plicata, utilizzati specialmente in Giappone e in Cina.

Il taglio

Le perle, naturali o coltivate, non vengono tagliate, ma solo pulite prima di essere immesse sul mercato. Solo nel caso di perle aderenti alla conchiglia si effettuano interventi di taglio, volti a recuperare e a valorizzare la porzione curva utilizzabile. La forma delle perle è assai variabile: si va dalla sferica all’ovale, alla goccia, a quelle dette ‘barocche’, cioè irrego­lari. Le perle dei molluschi d’acqua dolce, soprattutto quelle coltivate, sono piccole, allungate a grano di riso. Infine, le perle risultano porose e, pertanto, facilmente soggette a colorazione artificiale in tutte le tinte. Materiali simili Le perle sono state sempre molto imitate, un tempo dal vetro, oggi dalla plastica. Le imitazioni migliori sono quelle costituite da un nucleo di madreperla rivestito da essenza d’oriente’ (una sostanza ricavata dalle squame di piccoli pesci, soprattutto d’acqua dolce), oltre a quelle che si avvalgono dell’impiego di gelatina o di plastica.

carta d’identità della perla

Classe materiale organico

Sistema cristallino rombico

Formula chimica CaCO3 + conchiolina + H20

Durezza 2,5-3,5

Densità 2,6-2,8

Sfaldatura assente

Frattura irregolare

Colore bianco, rosa, giallo, grigio, nero

Colore della polvere bianco

Lucentezza madreperlacea

Fluorescenza bianca

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